Pensieri sabbatici
PENSIERI SABBATICI.
Appunti leggeri, per un cammino profondo.
INTRODUZIONE
All’inizio del 2025 mi sono preso un semestre sabbatico. Dopo non pochi tentennamenti, ho lasciato un ruolo che non faceva per me, un lavoro sicuro ma che vivevo con troppo stress. Ho affrontato un rischio calcolato e mi sono preso un periodo di pausa e di riflessione.
Superato l’assestamento emotivo delle prime settimane, in cui ho potuto finalmente riconoscere e decantare lo stress che avevo accumulato dall’inizio della pandemia… ho sentito emergere lentamente in me l’esigenza di dedicarmi al silenzio, alla preghiera, allo sport, ad alcuni selezionatissimi amici e a una vita sana, fatta di poche cose in famiglia lontane da obblighi esterni, da pensieri inutili e dal cibo spazzatura.
È stato un periodo privilegiato di crescita personale: spero di farne tesoro per molto tempo. Desidero condividere le mie riflessioni e conquiste quotidiane nel testo che segue nella speranza che leggendolo qualcuno trovi degli spunti interessanti per il suo percorso.
Ho raccolto le riflessioni, i pensieri, i suggerimenti che ho dato a me stesso in capitoli tematici non strettamente legati tra loro. Quindi potete aprire a caso e iniziare da dove volete.
Il risultato non vuole sostituire i grandi maestri del pensiero e della spiritualità di tutti i tempi, né chi ha interpretato e trasmesso con saggezza e profondità il loro pensiero fino ad oggi. È un semplice contributo che desidero condividere.
Prendetelo come un bignami, quindi per sua natura sintetico, che ho immaginato comodo da mettere in borsa o da lasciare in auto. Lo si può leggere prima di addormentarsi o appena svegli, in bagno o durante il caffè della mattina. Sono più che convinto, infatti, che non esista un luogo propriamente sacro dove ritrovare il contatto con sé stessi… ma tutto, proprio tutto può essere una buona occasione per farlo e cercare la luce, il prana, il soffio vitale…lo spirito, chiamatelo come preferite!
Se nel corso della lettura non vi ritrovate, vi scandalizza qualche passaggio o il mio stesso linguaggio oppure in buona sostanza, per usare un’espressione moderna, “non vi risuona”… vuole dire che non fa per voi. Consigliatelo al vicino di casa che non sopportate o al vostro gatto per avere qualcosa su cui rifarsi le unghie.
Se invece anche solo una pagina di questo mio lavoro vi sarà stato utile in un momento di necessità o illuminerà qualcuna delle vostre giornate tra le nubi dei vostri pensieri, sarò felice di averlo scritto.
Ogni capitolo si conclude con un mantra. Una frase da ripetere a bassa voce per entrare non solo con l’intelletto, nello spirito che volevo esprimere.
Un sorriso di pace e buona lettura!
Capitolo 1
Cos’è la religione? Un viaggio in pullman.
Per capire cos’è la religione, immagino un pullman con posti a sedere e ruoli ben definiti per tutti i passeggeri. C’è l’autista, la guida che, microfono alla mano, descrive il tragitto, il panorama, intrattiene i viaggiatori, li rallegra e introduce loro le varie soste. Poi ci sono tutti gli altri: i passeggeri paganti. C’è chi dorme, chi ascolta musica, chi legge, chi canta, chi flirta; chi, seduto davanti, partecipa con interesse alle attività proposte e chi in ultima fila fa casino o suona la chitarra.
Nella religione, come in un grande pullman, c’è posto per tutti. Mi ricorda la rodoviária brasiliana. Da noi la rete ferroviaria è ben sviluppata, i viaggi in pullman sono spesso brevi e relativamente sopportabili. In Brasile, invece, dove attraversare il paese in treno è quasi impossibile, c’è la rodoviária! Sono molto più diffusi i viaggi in pullman e le stazioni di sosta sono organizzate con molta efficienza. Se sali su uno di quei maxi pullman, insieme a pacchi, valigie, polli e ogni genere di accessorio da viaggio (bagno incluso), puoi percorrere grandi distanze in poco meno di un giorno.
Le soste sono fisse, ogni due ore: tempo per due chiacchiere con l’autista, per alleggerirsi dei liquidi in eccesso e magari assumerne di nuovi... ma soprattutto per gustare l’immancabile pão de queijo.
La religione funziona un po’ così: se la meta è incontrare Dio (o l’Assoluto, o sé stessi…), ci sono tappe fisse, orari precisi, un percorso prestabilito. E, soprattutto, c’è posto per quasi tutti.
Ma si può anche passare la vita intera su quel pullman senza mai raggiungere la meta. Magari perché si viaggia per abitudine, per tradizione culturale o solo per seguire le usanze della famiglia. Per alcuni quel pullman è utile per tutta la vita. Altri, invece, a un certo punto capiscono di voler camminare con le proprie gambe. O scoprono di preferire un viaggio più intimo, magari a bordo di una vecchia Cinquecento scassata.
L’importante è andare avanti. E soprattutto non avere pregiudizi: non giudicare chi sceglie un mezzo o un percorso diverso dal nostro. Ci sono stati momenti nella storia in cui su quei pullman si sono commessi crimini contro l’umanità. Oggi succede sempre più raramente, sono abbastanza sicuri. Quel che conta è ascoltare la propria coscienza, fare la scelta giusta in base al momento che si sta attraversando.
C’è chi passa i primi trent’anni sul pullman, poi scende e si ferma per sempre in un’area di sosta. Altri salgono sul pullman che fa per loro negli ultimi cinque minuti della loro vita. Non c’è una regola. Non c’è una formula.
A volte sento il bisogno di andare nella chiesa che si trova di fronte a casa mia: quando è completamente vuota, silenziosa e la luce del sole attraverso le vetrate colorate anni ‘70 riproduce forme vaghe sul pavimento. Rimango lì, in silenzio, seduto in fondo senza fare nulla. Anche delle mezz’ore. Respiro e aspetto.
Ci sono giorni che mi basta stare da solo su quel pullman vuoto, fermo in rimessa, con il motore spento, a immaginare tutti i chilometri che ha percorso. Ed è la pace.
Mantra: rimango in silenzio, respiro e non penso a niente. Ascolto il silenzio.
Capitolo 2
Stai nel presente: hic et nunc.
Ogni momento che viviamo è sacro. E per poterlo percepire tale è essenziale non permettere al passato - che difficilmente possiamo cambiare - e al futuro - che difficilmente possiamo controllare - se ne approprino.
I grandi uomini dello spirito, con linguaggi e prospettive diverse, hanno detto sostanzialmente la stessa cosa: vivi qui ed ora (hic et nunc!), vivi il presente!
Il Buddha suggerendo di lasciare andare tutte le preoccupazioni perché inutili e passeggere. E insegnando che la vita è un lungo esercizio di distacco da ogni cosa…da sé stessi.
Gesù di Nazareth invitando ad avere fiducia in un Padre buono che conosce bene tutte le necessità dei suoi figli. Ripete infatti ai suoi discepoli “non temete”, “non abbiate paura” molte volte e in diverse situazioni. Ma soprattutto affronta la tortura e la morte che lo attendono come conseguenza delle sue scelte radicali, con una dignità e una determinazione che solo un uomo non dominato dalla paura può avere.
Oggi la minfulness con le più sperimentate tecniche di meditazione aiuta a trovare in sé stessi - in ogni momento - un luogo interiore dalla cui prospettiva vedersi e prendere le distanze da ciò che ci distrae.
Per questo il fine Battiato cantava “…cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente”. Che cosa è questo centro… se non il presente.
Nell’istante e nel luogo presente ci siamo noi e c’è tutto il resto al contempo, non abbiamo alternative in questa condizione temporanea terrena.
Questa pagina che hai appena letto è già passata… ne rimane nel presente solo l’eco che ha creato nella tua mente e forse nelle tue emozioni. Qui e ora.
Mantra: qui e ora sono presente a me stesso, qui e ora posso raggiungere la pace.
Capitolo 3
Identifica la tua via per entrare in rapporto con la tua anima.
Ognuno di noi ha un modo unico di stare al mondo, di vivere la relazione con se stesso, con gli altri e con la propria interiorità. Nessuno può sostituirsi a noi in questo cammino, nemmeno la più saggia delle guide o la più autorevole delle istituzioni.
In questo breve capitolo non mi concentro sulla relazione con gli altri o con la nostra personalità esterna, ma sul dialogo più intimo: quello con la nostra interiorità, con lo spirito, con l’anima. Anche questo legame è irripetibile. Nessuno può leggere fino in fondo i nostri pensieri o percepire i moti segreti del nostro cuore. È un territorio sacro, dove la voce che parla è solo la nostra.
Molti pensano che siano le relazioni esterne o la conoscenza di sé a determinare la nostra realtà. Io credo che sia l’inverso: è il rapporto con la nostra anima – con il nostro soffio vitale, il nostro prana – a dare forma a tutto il resto, perfino al modo in cui ci percepiamo a livello cosciente.
Scoprire che esiste in noi una scintilla divina, incorruttibile e infinita, significa riconoscere la nostra unicità. La vita su questa terra è un po’ come un esame: un periodo di preparazione, di prove e di allenamento. Possiamo rimandare, studiare con calma, distrarci, ma alla fine il giorno dell’esame arriva, inesorabile.
Il bello è che la “preparazione” non è uguale per tutti. C’è chi trova l’anima nel silenzio della meditazione, seduto all’alba con una tazza di tè caldo tra le mani. C’è chi la incontra correndo tra i boschi, quando il fiato si fa corto e il pensiero si spegne lasciando spazio solo alla sensazione di essere vivo. Per altri è la lettura di un libro che spalanca orizzonti interiori, o il lavoro manuale che, ripetendo gesti semplici, apre la mente a intuizioni profonde. Molti sentono la propria anima vibrare davanti alla bellezza della natura: un tramonto sulla riva del mare, il fruscio delle foglie in un bosco, il silenzio di una montagna innevata.
La verità è che ognuno ha la propria via, la propria “firma” spirituale: un modo personale di stare al mondo, in ascolto di sé e in dialogo con la propria anima. Il compito di ciascuno è riconoscerla e coltivarla, giorno dopo giorno, come si fa con un giardino segreto.
Mantra: riconosco il soffio dentro di me, ascolto la voce della mia anima.
Capitolo 4
Le abitudini che tolgono ansia e creano uno zoccolo duro di serenità.
La serenità non è un miraggio o un’emozione passeggera, ma una condizione che si può coltivare giorno dopo giorno. Il Buddha parlava di una “via a otto passi” (meglio conosciuto come l’ottuplice sentiero) per vivere in pace. Non serve appartenere a una tradizione spirituale per beneficiarne: è una mappa che può diventare il fondamento della nostra calma interiore.
Immagina di costruire un molo sicuro a cui attraccare quando il mare della vita si fa agitato. Ogni asse di quel molo è un’abitudine semplice, ma costante, che rafforza la mente e alleggerisce il cuore.
Il primo passo è vedere chiaramente. Spesso l’ansia nasce perché ingigantiamo ciò che accade o lo coloriamo con paure che non hanno fondamento. Fermati ogni giorno, anche solo cinque minuti, per chiederti: “Cosa sto guardando? È reale o è un film che sto proiettando nella mia testa?”.
Poi c’è coltivare buone intenzioni. La mattina, prima di uscire dal letto, scegli una direzione per la giornata: “Oggi parlerò con calma”, “Oggi non mi lascerò trascinare dalla fretta”. Piccole frasi che sono come semi gettati nella terra.
La parola è potente. Una frase detta male può agitare un’intera giornata. Ridurre le parole impulsive o lamentose è come togliere pietre dallo zaino: la strada si fa più leggera.
Segue l’azione. Agire in coerenza con i propri valori è un balsamo per l’ansia. Non si tratta di gesti eclatanti, ma di scelte quotidiane: mantenere una promessa, evitare una risposta rabbiosa, rispettare un impegno preso.
Anche il modo di guadagnarsi da vivere influisce sulla serenità. Non sempre possiamo cambiare lavoro dall’oggi al domani, ma possiamo chiederci: “Questo che faccio ogni giorno mi lascia in pace con me stesso?”. Se la risposta è no, iniziamo a piantare i semi di un cambiamento futuro.
Serve poi mettere energia nelle cose giuste. Se diamo spazio solo a ciò che ci svuota – notizie ansiogene, social senza fine – l’ansia cresce. Invertire la rotta significa nutrirci di lettura, camminate, musica, silenzio.
La consapevolezza è la bussola. Quando bevi un caffè, fallo davvero: senti il calore della tazza, il profumo, il sapore. Non farlo mentre leggi le notizie o rispondi ai messaggi: è come cercare di guardare due orizzonti insieme, e la mente si confonde.
Infine, la concentrazione. Scegli ogni giorno un’attività che ti raccolga dentro: meditazione, scrittura, pittura, cucinare con calma. Bastano dieci minuti al giorno per creare una piccola radice di pace che si rafforza nel tempo.
Coltivare queste otto abitudini è come costruire uno “zoccolo duro” di serenità. Gli imprevisti continueranno ad arrivare, ma la differenza è che non sarai più una barca in balia delle onde: avrai un molo sicuro dove tornare, costruito su misura per te.
Mantra: lascio andare i pensieri non necessari.
Capitolo 5
Crea la tua personale valigetta per le emergenze.
Nonostante tutte le buone intenzioni e le abitudini sane che coltiviamo per tenere la serenità ben salda, ogni tanto arrivano loro: disavventure, imprevisti, giornate storte. Li chiamiamo “incidenti di percorso”… ma forse non sono nemmeno incidenti. Sono parte della vita, come la pioggia a giugno o il semaforo rosso quando siamo in ritardo. Si chiamano “imprevisti” solo perché non li avevamo in agenda, ma in realtà fanno parte del pacchetto “essere umani”.
E quando arrivano – spesso all’improvviso, tra capo e collo – ci lasciano spiazzati, quasi senza fiato. È proprio in quei momenti che vale la pena aprire la nostra valigetta di sicurezza per le emergenze.
La chiave è riuscire a non incollare tutta la nostra attenzione al problema, ma tenere una parte della mente “a distanza di sicurezza”, capace di guardare la situazione dall’esterno, come se fossimo spettatori di un film.
Le valigette di pronto soccorso contengono garze, cerotti, forbici…La nostra, invece, può avere:
· una canzone salvata sul telefono che ti fa sempre sorridere (anche se è imbarazzante, tipo una hit anni ’80 che conosci a memoria),
· un biglietto scritto a mano con parole incoraggianti,
· una foto speciale nel portafoglio,
· il numero di una persona che ti tranquillizza solo con la voce,
· un mantra tibetano o una frase dal Vangelo,
· il profumo di una crema che ti ricorda le vacanze,
· un cioccolatino di scorta (perché la filosofia è bellissima, ma anche lo zucchero fa la sua parte),
· una mappa mentale di un luogo vicino dove puoi rifugiarti.
L’importante è non lasciare la nostra anima a mollo troppo a lungo nella tristezza o nell’autocommiserazione. Un tuffo di cinque minuti va bene… ma poi si risale, ci si asciuga e si torna a respirare aria buona.
Capitolo 6
Trova occasioni di silenzio per spezzare la monotonia del quotidiano
Le nostre giornate sono spesso una corsa a ostacoli: doveri, appuntamenti, obblighi da rispettare. E quando finalmente ci fermiamo, invece di riposare davvero, consegniamo la nostra mente stanca a immagini e video che raccontano la vita di altri — persone che non conosciamo e che probabilmente non incontreremo mai.
Fermarsi davvero è un’altra cosa. È chiudere gli occhi, lasciare che il flusso dei pensieri rallenti come il volano di un motore che smette di girare… e restare in silenzio. Ma questo, per molti di noi, non è un’abitudine.
Eppure, così come facciamo ginnastica, jogging o allenamento con i pesi per mantenere il corpo in forma, anche lo spirito ha bisogno di esercizio. E il suo esercizio più profondo nasce proprio nel silenzio: silenzio di rumori, di musica, di pensieri, di movimenti.
Trovare brevi, ma sacre, occasioni di silenzio durante la giornata non è un lusso, è un bisogno. Bastano pochi minuti per abbassare il livello di stress e tornare a contatto con il nostro mondo interiore. È un modo per respirare più a fondo e vivere con più serenità.
Se pensi che il silenzio sia monotono o noioso, forse non l’hai mai sperimentato davvero. Il silenzio non è vuoto: è spazio. E in quello spazio si accendono le idee più geniali, creative e illuminanti. Non nascono dal caos, ma da un ascolto profondo, dove il rumore del mondo si spegne e possiamo sentire la nostra voce più autentica.
Esempi pratici di silenzio quotidiano:
· Al mattino, prima di aprire gli occhi: prendi 2-3 respiri profondi nel letto, chiudi gli occhi e ascolta il tuo corpo. Anche solo questo minuto ti prepara a partire con calma.
· Passeggiata senza musica: quando vai a fare una passeggiata, lascia il telefono a casa o in tasca. Ascolta il vento, i passi, il mondo intorno a te.
· Silenzio creativo: tieni un quaderno a portata di mano e scrivi senza distrazioni quello che ti passa per la mente. Spesso le intuizioni arrivano quando non le cerchi.
· Pausa “aria fresca”: apri la finestra, inspira profondamente e resta fermo qualche istante. Anche 60 secondi bastano a ristabilire equilibrio.
· Micro-meditazioni: durante la giornata, quando senti crescere tensione o stress, chiudi gli occhi per 1-2 minuti e concentra l’attenzione sul respiro o su un suono naturale.
Ogni piccolo momento di silenzio è un regalo a te stesso. Più li pratichi, più il tuo spirito diventa forte, creativo e sereno.
Capitolo 7
Condividi con qualcuno la tua esperienza interiore, darà solidità a ciò che senti dentro di te.
Se trovare un amico che valga la pena di frequentare è impegnativo… e solo dopo errori e cadute col tempo si impara a capire quali sono le persone che vanno bene per noi… trovare qualcuno con cui condividere le esperienze interiori più profonde è ancora più complicato.
Difficile ma non impossibile e non sto parlando di psicoterapeuta, psicologo, psichiatra, coach o guru.. sto parlando di un semplice amico con cui condividere anche in piccole pillole il proprio mondo interiore.
Se si tiene tutto dentro si rischia di non dare solidità alle proprie esperienze. Ma se si sbrodola tutto al primo che passa e che sembra capace di ascoltarci… rischiamo di svuotarci e di svalutare il nostro percorso interiore.
Alcuni moti interiori non possiamo condividerli con le persone con cui viviamo, a mogli e parenti… forse perché conoscendoci troppo da vicino rischierebbero di non capire l’essenza di quello che raccontiamo… le maschere costruite nel tempo avrebbero il sopravvento.
Eppure ci sono momenti in cui è giusto spiazzare moglie e fratelli raccontando loro che cosa ci passa nell’intimo…
Frasi del tipo: “sento l’esigenza di stare in silenzio e di tornare in me stesso”… oppure “mi manca qualcosa che il lavoro e le cose non mi possono dare” bisogna poterle dire a qualcuno. Inizia col pronunciarle di fronte allo specchio e poi una volta che sarai più sicuro di te, capire quando sarà il momento di dirlo a qualcun altro.
La propria fede… le proprie credenze.. possono cambiare nel tempo. Se a 20 anni pregavamo col breviario con i salmi a 50 anni forse hai bisogno di pregare in modo diverso. Non ci sono formule preconfezionate e importante è non fissarsi in regole rigide e abitudini ce anziché aiutarci a trovare la serenità ci ingabbiano in una prigione.
Capitolo 8
Affronta il tema della morte, non puoi rimandare per sempre il problema.
La serenità può essere ricercata anche riflettendo sull’ineluttabile passaggio che ci aspetta presto o tardi, tutti: la morte.
Difficile parlarne. Chi di fronte a questo argomento si tocca i genitali, chi fa gesti scaramantici, chi si intristisce, chi ricorda perdite recenti o lontane che l’hanno fatto soffrire. Chi si indispone pensando che siamo dei guastafeste…
Difficile parlarne e altrettanto difficile rimanere indifferenti. In ogni caso rimane una delle poche cose certe che fanno parte della vita di ciascuno.
All’invito del frate “ricordati che devi morire” nel mitico film “Non ci resta che piangere”, Massimo Troisi risponde “sì, sì, no…mò me lo segno proprio…ciò una cosa… non vi preoccupate”.
Non è semplice ricordarsi che tutto è passeggero e nello stesso tempo godere di ciò che di buono incontriamo ogni giorno. Godere con distacco, non fa parte della nostra natura. Vorremmo attaccarci a ciò che ci piace e proprio quando ci rendiamo conto che fa per noi… è già passato e potrebbe non tornare.
Le religioni – fa parte della loro natura – danno tutte una risposta molto precisa rispetto al tema della morte. Ma le religioni sono degli strumenti…e in quanto tali nel corso della vita possono non adeguarsi alle nostre esigenze. È bene cesellare la propria risposta in base alla propria sensibilità e alla propria esperienza interiore. In modo da non rimanere sorpresi di fronte al grande dilemma del senso della vita e della morte. Perché di fronte ad essa non c’è nessuno che si può sostituire a noi.
Chi ha già sfiorato la morte avendo sofferto la perdita di qualche caro…inevitabilmente si è dato qualche risposta.
Troviamo qualcuno con cui parlarne a cuore aperto. Con cui confidare i nostri pensieri e le nostre speranze. E ci stupiremo di quanto profondi possono essere i nostri pensieri.
Capitolo 9
Fai esercizi di sorriso volontario.
La mente influenza il corpo e viceversa. Se sei triste o di cattivo umore, prova a sorridere. E guardati allo specchio. E tieni il confronto per almeno 20 secondi. Scoprirai che guardarti sorridere ti metterà di buon umore anche se non ne hai nessun motivo apparente.
Siamo fatti così… molto fragili e delicati. Persone semplici. Guardare qualcuno che sorride ci tocca dentro e ci smuove anche se quel qualcuno siamo noi stessi.
Sorridere non vuole dire ridere… il sorriso è un gesto di gentilezza, di calore, di comprensione, di amore. Il sorriso non è legato all’ironia, alla risata, alla battuta.
Affonda le sue radici nelle prime esperienze di affetto che abbiamo ricevuto da neonati. Nostra madre o chi si prendeva cura di noi ci sorrideva… e istintivamente rispondevamo col sorriso.
Gli animali in genere non sorridono. Cerchiamo di essere umani.
Capitolo 10
Dedica del tempo gratuito agli altri ogni giorno.
Per vivere in questo mondo serve anche il denaro. E per avere il denaro sufficiente a vivere è necessario lavorare. In genere si riceve denaro offrendo servizi di varia natura per l’utilità altrui: servizi manuali o intellettuali o entrambi (come scrivere questo testo per esempio).
Nel lavoro, al proprio tempo in genere corrisponde un valore… da qui l’espressione il tempo è denaro.
Per fortuna non tutti i rapporti tra umani sono legati al denaro o al principio del “do ut des”…
Alcuni rapporti tra umani sono gratuiti, come – in genere – quelli tra amici. A volte anche i rapporti tra coniugi e famigliari… per quanto il denaro sia utile all’equilibrio delle relazioni tra le persone che si vogliono bene.
Coltivare rapporti completamente gratuiti – senza che il denaro sia neanche lontanamente menzionato - a cui dedicarsi anche per pochi minuti ogni giorno…fa bene all’anima. Un po’ perché ci fa sentire più buoni… ma perché ci avvicina al nostro centro.
Un giorno vivremo in questa condizione di libertà ogni istante, ogni relazione, ogni pensiero, ogni cellula. È bene iniziare ad abituarsi.
Capitolo 11
Le esperienze limite, come cartina di tornasole del tuo percorso.
Ore di mindfullness e di meditazione quotidiana, non bastano a farci stare calmi e con spirito zen in tutte le situazioni della vita di tutti i giorni.
Provate a partecipare alla prossima riunione condominiale e a superare l’evento senza desiderare che il vostro consueto buon umore si tramuti in pessimo umore.
O provate a fare la coda sotto il sole in una calda giornata di fine luglio di fronte alla Questura in attesa del vostro turno per ritirare il permesso di soggiorno.
È un dato di fatto: ci sono situazioni - che non possiamo evitare - in cui facilmente perdiamo la pazienza, ci innervosiamo o in cui rischiamo di dare il peggio di noi stessi.
Siamo umani, dobbiamo farci il callo senza colpevolizzarci. Umani vuol dire accettare di non essere perfetti e di avere un percorso da fare.
Quando si parte per una gita in montagna, per quanto ci si prepari con scarpe e abbigliamento adatti… non possiamo escludere di prendere una storta, di scivolare, di inciampare o di prendere un ramo sul viso e di graffiarci.
Così nella vita spirituale…(che come abbiamo già detto non è la vita di chi crede in un Dio…ma la vita di chi crede di essere più di una semplice passione animale…) può capitare di avere giorni in cui si tocca il cielo con un dito e giorni in cui ci si spezza il dito e tutto sembra andare storto. Fa parte del gioco.
In ogni caso, il giorno in cui tornerete a casa dalla riunione condominiale col sorriso saprete di aver fatto un passo in avanti.
Capitolo 12
Abbi il coraggio di perdonare te stesso.
Ci vuole coraggio per cambiare il proprio modo di pensare, lasciarsi alle spalle i pensieri negativi e perdonarsi. Sì, dico perdonarsi… Non siamo abituati a perdonare noi stessi.
La grande diffusione della psicologia “domestica” ci ha abituati a trovare fuori di noi, nel nostro passato, le motivazioni più remote di ogni nostra azione…dai disastri che hanno combinato i nostri inesperti genitori durante la nostra infanzia, alla musica non del tutto appropriata che ascoltava nostra madre mentre dentro di lei galleggiavamo inermi nel liquido amniotico.
Ma ammettere che siamo noi i primi responsabili delle nostre azioni non è così immediato, perché a volte il peso delle nostre malefatte ci schiaccia.
Perdonare sé stessi vuol dire innanzitutto accettare che non siamo il principio e il fine della nostra esistenza ma siamo in buona sostanza un dono per gli altri… e soprattutto per noi stessi. E in quanto dono dobbiamo accettare tutto di noi… e guardarci con un occhio sì responsabile e critico ma anche benevolo. La vittima e il carnefice - dentro di noi sempre presenti e tonici - si devono incontrare, si possono parlare e abbracciare.
Perdonare sé stessi non vuol dire rimanere indifferenti di fronte ai propri errori ed evitare il cambiamento, ma accettare senza rabbia che fa parte del percorso uscire fuori strada, forare una gomma, viaggiare in riserva e, a volte, ritrovarsi incastrati in un maxi tamponamento senza apparente via di uscita.
Ogni tanto, allora, proviamo a perdonarci.
Quando siamo turbati da pensieri negativi e rimuginiamo su come abbiamo gestito male alcune situazioni o come siamo stati maltrattati in modo ingiusto dai nostri amici, dai nostri genitori, dal nostro capo, dai nostri parenti… quando ci tormentiamo interiormente inscenando con l’immaginazione battaglie apocalittiche tra noi e tutto il resto del mondo.
Ecco proprio allora è il momento giusto per iniziare a perdonarci.
Mantra: perdono me stesso per ciò che ancora non capisco di me. Lo accolgo e sorrido.
Capitolo 13
Prenditi cura di un animale o di una pianta, ogni giorno.
Ho un amico burbero che non dà confidenza a nessuno, che fa il gradasso con chiunque, anche in famiglia. L’ho visto nel pollaio acquattato per terra prendersi cura di una gallina malata con la zampina piegata. Con le lacrime agli occhi mi diceva… non sai quanto è affezionata a me questa gallina…che l’ho salvata.
Prenderci cura di esseri inermi che dipendono da noi in toto, che non ci possono dire grazie, rende il nostro animo più leggero e più vicino all’origine della vita stessa.
Non tutti hanno un pollaio o un animale domestico ma tutti possono avere una pianta in casa. Anche se piccola, molto piccola… le possiamo parlare ogni giorno e lei in modo molto semplice ci aiuterà a riconnetterci con l’origine della vita e con noi stessi.
Possiamo parlarle, accarezzarla oltre che bagnarla secondo l’esigenza specifica della sua varietà.
L’energia che emana si estende invisibilmente intorno ad essa e se le passiamo la mano vicino possiamo sentirla, come un leggero calore sul palmo della nostra mano.
Questo calore può diffondersi dentro il nostro spirito.
Mantra: lascio che la mia energia raggiunga il mio centro e la condivido con un essere vivente.
Capitolo 14
Evita la rabbia.
La rabbia, quella che esce da dentro di noi come un vulcano in piena. Che ci fa dire le peggio cose, che domina ogni singola cellula del nostro corpo, della nostra mente e del nostro spirito è certamente da evitare.
È da evitare perché quando si perde il controllo si pronunciano parole, si esprimono pensieri di cui sicuramente ci pentiremo. Perdere il controllo raramente porta a qualcosa di positivo.
Rischiamo di essere aggressivi, offensivi, di dire cose che feriscono in modo inguaribile le persone che abbiamo di fronte.
Come un vulcano prima di eruttare…ci sono dei segnali che annunciano la catastrofe. A volte l’emissione di gas dal sottosuolo, altre volte vibrazioni del terreno.
Così per ciascuno di noi, in genere quando ci arrabbiamo è perché portavamo dentro un disagio inespresso forse da tempo e ad un certo punto esplode.
Ma i segnali ci sono.
Il silenzio e la meditazione ci aiutano a capire se ci sono disagi sotterranei, paure o preoccupazioni che ci dominano senza che ce ne accorgiamo.
Chiediamoci: che cosa mi turba, con chi ce l’ho? Dove si nasconde la mia paura?
Così quando saremo tentati di esplodere avremo una frazione di secondo a disposizione per provare a controllarci.
Quindi l’eruzione è difficile da dominare. Ma sondare il nostro profondo ogni giorno è possibile e ci può aiutare ad evitare le peggiori catastrofi.
Mantra
Accolgo con amore la paura e la rabbia che nascondo nel mio profondo e respiro.
Capitolo 15
Spiritualità e attività fisica.
C’è uno strettissimo legame tra il benessere del corpo e quello dello spirito: una verità riconosciuta da millenni. I grandi maestri d’Oriente ne hanno parlato con maggiore chiarezza, mentre in Occidente, spesso, la nostra mentalità dualista ha portato a separare erroneamente corpo e spirito.
Non voglio soffermarmi sugli estremi: né sugli sportivi che, durante il Tour du Mont Blanc, entrano in una sorta di trance pur di non fermarsi, né su chi porta a spasso il cane al parco sotto casa limitandosi a una passeggiata leggera.
Parlo invece di quelle attività fisiche che fanno sudare. La differenza fondamentale è proprio questa: muovere il corpo sudando o muoverlo senza sudare. Sarò banale e semplicista, ma qualsiasi attività fisica che ci faccia sudare, se protratta nel tempo, dopo pochissimi minuti riesce a cambiare il nostro umore, a farci stare meglio con noi stessi e a farci percepire la realtà in modo diverso.
Conosco persone che non amano sudare e che, piuttosto che un’attività aerobica, preferiscono leggere in pace sul divano. Nulla di male, ma non immaginano ciò che si perdono. Perché, superato l’imbarazzo iniziale — il sentirsi appiccicosi, maleodoranti, sudaticci — il beneficio per l’intero organismo è impagabile.
Lo sport, inteso come movimento rapido e faticoso non finalizzato alla sopravvivenza — non per sfuggire a una preda o per raggiungerla — è un privilegio che l’umanità conosce solo da poche migliaia di anni. Un privilegio di cui dovremmo godere finché possiamo.
In più, oggi abbiamo la possibilità di arricchire l’esperienza: con gli auricolari possiamo ascoltare musica, podcast o audiolibri mentre corriamo in città o camminiamo immersi nella natura.
C’è anche un altro aspetto: quando si incontra qualcuno che si muove, che fa sport o attività fisica, è più facile scambiarsi un sorriso. In montagna capita spontaneo salutare gli sconosciuti; se facessimo lo stesso in città, probabilmente ci guarderebbero con sospetto.
Ecco perché movimento e natura formano un binomio straordinario: ci ricordano che siamo animali, nati per muoverci, ma al tempo stesso più che animali, perché mossi da uno spirito vitale che ci rende qualcosa di più di un semplice corpo.
Mantra
Sento il corpo, e sento lo spirito che lo muove. Ogni fibra vibra e io sono più di ciò che vibra.
Capitolo 16
Il tuo mondo interiore non va mai in vacanza.
La dimensione spirituale essendo l’origine e il centro della nostra esistenza, della nostra energia vitale non può avere momenti di sospensione, di pausa.
Ciò vuol dire che dedicarsi alla meditazione, alla preghiera, al silenzio quotidianamente non è come andare a fare la pedicure: ti ci dedichi ogni tanto e poi non ci pensi più fino al prossimo trattamento.
Certamente la nostra energia vitale, come nel nostro corpo succede per l’azione dei muscoli involontari, va avanti da sola.
Ma se non ci dedichiamo a essa quotidianamente, la nostra luce interiore fa molta fatica a dare il meglio di sé, a esprimersi come potrebbe.
È come il rapporto con la persona che amiamo. Possiamo essere immersi nelle più intense e totalizzanti attività durante la nostra giornata. Ma l’amore per nostra moglie o nostro marito non viene meno. Anzi, ogni tanto, il pensiero verso casa e l’amore che ci accoglierà al rientro ci conforta nelle fatiche.
Così coltivare la propria dimensione spirituale vuole dire ricordarsi ogni tanto che siamo fatti di luce, di prana, di spirito divino (chiamatelo come volete!).
Mantra
Prendo distanza da tutto ciò che mi circonda e che mi reclama. Mi immergo nel silenzio. Ritorno nel profondo di me e mi connetto con la Sorgente inesauribile che dà vita ad ogni mia fibra. E respiro in pace.
Capitolo 17
Stai alla larga dai guru: impara a riconoscerli, a evitarli e - se necessario - a fuggirne.
Il proprio mondo interiore non è dominio altrui. Per quanto tu possa incontrare uomini o donne spirituali affascinanti, coinvolgenti, carismatiche, sante… non consegnare loro la tua coscienza, le tue scelte, la tua libertà interiore ed esteriore.
Possono anche fare miracoli, materializzare oggetti, conoscere i segreti più nascosti del nostro passato senza che gliene abbiamo mai parlato… ma non hanno il diritto di tenerci in gabbia.
Lo spirito è libertà, gioia, pace, serenità, spensieratezza, leggerezza. Se le persone che osanni non ti trasmettono questo, dubita della loro buona intenzione o dubita della tua buona intenzione.
Sii tu il guru di te stesso. Non seguire maestri per troppo tempo. Sii tu stesso la guida del tuo percorso.
È comprensibile che in alcuni momenti della vita, in periodi di dubbio, di smarrimento, di confusione abbiamo bisogno di seguire una guida, di qualcuno che per tirarci fuori dal pantano ci dice “fa questo” o “fa quello”, ma è un passaggio. È plausibile che per brevi tratti consegniamo la nostra libertà a qualcun altro.
Il cammino e la meta sono sempre nostri, però, e nessuno si può sostituire al primato della nostra coscienza.
Per capire se sei dipendente da un personaggio che ritieni un punto di riferimento spirituale, prova a immaginare che da domani non ci sia più, che scompaia definitivamente dalla faccia della terra e che nessuno, in nessun modo lo sostituisca. Come ti fa sentire?
Mantra
Ringrazio per la luce che ho ricevuto, per la strada che mi è stata indicata. Cammino con le mie gambe. Respiro profondamente e ascolto il mio profondo.
Capitolo 18
Alle sorgenti della gioia.
Per tutta la vita - e te ne accorgi solo ora come uscito da una bolla - hai pensato che salute e benessere fisico, approvazione altrui e felicità emotiva fossero lo scopo di ogni azione.
Ma la gioia, quella interiore, nasce dall’equilibrio tra corpo, psiche e spirito e dalla libertà interiore.
Il corpo cerca il piacere come meta o come fuga.
La psiche desidera il riconoscimento di sé o altrui per trovare equilibrio tra le emozioni.
È lo spirito che se ascoltato può portare alla gioia interiore. Ci libera dalla dipendenza dai piaceri fisici e psichici e ci conduce alla libertà interiore. Al luogo di silenzio e di ascolto dove possiamo scoprire il significato della nostra essenza. Scoprire lo scopo ultimo e il significato del presente. Di ogni singolo istante.
Ci sono voluti tanti anni di errori, di disastri, di sconquassi per giungere a una verità così semplice ma basilare.
La felicità esteriore non coincide (sempre) con la gioia e la pace interiore.
La gioia è la scoperta di sé, il riconoscimento e l’equilibrio di tutte le nostre dimensioni. Senza che nessuna prenda il sopravvento sulle altre. La gioia del cuore non nasce (necessariamente) da condizioni esteriori favorevoli al corpo e alla psiche. Ma dal riconoscimento che lo spirito che si nasconde nel silenzio della nostra intimità, è in contatto con il Trascendente. Perché da esso origina e a esso tende.
Mantra
Cerca la gioia del cuore in ogni cosa. Scegli il bene e non ti lasciare dominare dalle passioni del corpo, dai pensieri della mente e dalle emozioni.
INDICE
Introduzione
Capitolo 1
Cos’è la religione? Un viaggio in pullman.
Capitolo 2
Stai nel presente (hic et numc).
Capitolo 3
Identifica la tua via per entrare in rapporto con la tua anima.
Capitolo 4
Le abitudini che tolgono ansia e creano uno zoccolo duro di serenità.
Capitolo 5
Crea la tua personale valigetta per le emergenze.
Capitolo 6
Trova occasioni di silenzio per spezzare la monotonia del quotidiano
Capitolo 7
Condividi con qualcuno la tua esperienza interiore, darà solidità a ciò che senti dentro di te.
Capitolo 8
Affronta il tema della morte, non puoi rimandare per sempre il problema
Capitolo 9
Fai esercizi di sorriso volontario.
Capitolo 10
Dedica del tempo gratuito agli altri ogni giorno.
Capitolo 11
Le esperienze limite, come cartina di tornasole del tuo percorso.
Capitolo 12
Abbi il coraggio di perdonare te stesso.
Capitolo 13
Prenditi cura di un animale.
Capitolo 14
Evita la rabbia.
Capitolo 15
Spiritualità e attività fisica.
Capitolo 16
Il tuo mondo interiore non va mai in vacanza
Capitolo 17
Stai alla larga dai guru. Impara a riconoscerli, a evitarli e - se necessario - a fuggirne.
Capitolo 18
Alle sorgenti della gioia.


Ci sono tanti punti su cui riflettere...buon lavoro, dunque.
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